Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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VALLE DI SUSA: LA NOSTRA POSIZIONE, IL NOSTRO IMPEGNO    Torna alle categorie

VALLE DI SUSA: LA NOSTRA POSIZIONE, IL NOSTRO IMPEGNO

VALLE DI SUSA: LA NOSTRA POSIZIONE, IL NOSTRO IMPEGNO

La scorsa estate, 30.000 persone hanno partecipato ad una grande manifestazione, in val di Susa, contro il progetto TAV/TAC.

A novembre analoga manifestazione ha visto una partecipazione straordinaria che i giornali e le TV hanno stimato di circa 80.000 uomini e donne.

Il caso della val di Susa è, ormai un caso nazionale, se non internazionale; ne hanno parlato i grandi quotidiani, le radio, le reti televisive, tutti chiedendosi il perché di un movimento così capillare e radicato che supera qualunque confine di scelta politica e religiosa, di età, di collocazione sociale.

Rifondazione comunista, come partito e come gruppo consiliare ricorda:

  •  la sua opposizione, che data ormai 15 anni, ad un progetto che ritiene errato dal punto di vista ambientale ed economico.
  •  Che la valle è già fortemente toccata da due strade, un’autostrada, una linea ferroviaria internazionale.
  •  Che molte opere sono state costruite promettendo il rilancio della valle e della comunità, invece duramente colpite dalla crisi industriale, dalle difficoltà per la agricoltura, dall’inquinamento operato dall’acciaieria Beltrame.
  •  Che manca uno studio di impatto ambientale sul progetto definitivo dell’opera.
  •  Che le montagne contengono uranio e amianto e questo fatto produrrebbe inevitabili danni alla salute (che cosa dicono, ad oggi, gli studi epidemiologici e le statistiche sulle malattie) e inciderebbe ulteriormente sul costo dell’opera.
  •  Che i lavori durerebbero almeno quindici anni, protraendosi al terzo decennio del secolo, in un quadro molto modificato per quanto riguarda l’economia, le fonti energetiche, le stesse politiche trasportistiche
  •  Che i costi (tutte le grandi opere li vedono moltiplicare progressivamente) sarebbero enormi, solo in parte provenienti da fonte europea e impedirebbero o allontanerebbero altre opere meno impattanti, ma utili per tant* cittadin* piemontesi (è visibile il collasso del trasporto locale).
  •  Che il previsto inizio dei lavori a Venaus non è un carotaggio, ma significa la vera e propria apertura del cantiere.

Al di là di valutazioni tecniche che è compito delle formazioni politiche approfondire e confrontare (perché non si dà peso a valutazioni dell’Università di Siena, di studiosi del Politecnico torinese, agli studi di tante associazioni ambientaliste, alle preoccupazioni del magistrato Ferdinando Imposimato?) esiste ancora la ferma volontà di tutta la popolazione della valle.

Alle manifestazioni di massa, alle fiaccolate partecipatissime convocate in poche ore, alle prese di posizione di consigli comunali e comunità montane si è aggiunta la partecipazione spontanea ai blocchi contro l’occupazione “militare” di Venaus e la limitazione alla libertà di movimento degli stessi abitanti.

Giorni e notti trascorsi al gelo, la solidarietà che si è espressa, gli scioperi “autoproclamati” nelle fabbriche della valle, la stessa adesione di personalità della cultura e di tante associazioni ambientaliste, pacifiste e sociali dimostrano la centralità e l’esemplarità del “caso Valle Susa”. Si può parlare di estremismo e di gretto localismo quando le adesioni vanno da Libera alla FIOM, da padre Alessandro Zanotelli a Legambiente, dal WWF ad Italia nostra, da Luca Mercalli a Marco Revelli?

Noi non abbiamo verità assolute né partecipiamo a questo movimento di massa in modo strumentale. Come a Scanzano o in valle Bormida, nell’opposizione al nucleare o al faraonico ponte sullo stretto, crediamo che il ruolo di una forza politica sia quello di ascoltare, di ragionare con i soggetti sociali interessati, di portare anche nelle istituzioni spinte ed istanze di base.

La presenza di parlamentari e consiglieri regionali, l’iniziativa pubblica con il segretario nazionale mirano a rilanciare l’iniziativa politica e il dialogo anche in una fase di grande tensione, a ritessere un ponte fra cittadin* e istituzioni.

Come ha dichiarato il capo delegazione della Commissione petizioni del Parlamento europeo dopo una visita alla valle:

Gli eventi confermano l’assoluta necessitò di una valutazione indipendente dell’intero progetto a livello europeo. Ci devono essere trattative immediate con tutte le parti coinvolte, specialmente con le autorità e le popolazioni locali.

Sergio Dalmasso.